Chi siamo

I "pionieri" anno 2012

Alessandro Balossino

Nato nel 1988 a Finale Ligure (in una sala parto con vista mare), passa i suoi primi anni tra Piemonte e Liguria, sentendosi molto orgoglioso delle sue doppie origini.
Giunto all'età adulta, decide di convertirsi al Poli nella setta dell'ingegneria meccanica e, conclusi i tre anni canonici, si evolve in meccatronico. Svolge la tesi al JPL occupandosi di Axel, divenendo noto tra i suoi amici come "quello che riavvolge i fili dei robot". Terminati gli studi a Marzo 2013, è attualmente in cerca della strada maestra della sua vita.
I suoi hobby comprendono leggere cose noiose, studiare lingue dalla dubbia utilità, praticare sport entusiasmanti (nuoto, canotaggio, corsa) e riflettere sul modo migliore di fare in modo che l'aumento di entropia dell'universo causato dalla sua esistenza sia ben speso.

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Alberto Pignato

Nato nel lontano luglio del 1988 in quel di Torino, il nostro baldo giovane, capostipite del Casato Piemontese, vanta nella sua dinastia origini nella terra di Trinacria, meglio nota come Sicilia.
Cresce ai piedi delle Alpi, mirando ogni giorno il Monviso dalla sua finestra, tra una partita alla Playstation, un salto allo stadio ad ammirare campioni della squadra locale del campionato nazionale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (meglio nota come JUUUUUUVEEEEEE), ed una chiacchierata col suo amico Piero Angela.
Dopo la licenza di maturità scientifica capisce di avere una vena masochista in se, e si sposta di ben 200 metri dal suo vecchio liceo per iscriversi al Politecnico di Torino.
Consegue (sorprendentemente e contro ogni pronostico, anche quello di Biscardi) la laurea triennale in una branca dell'ingegneria detta Meccanica, col risultato ultimo di un odio profondo per tutto ciò che contenga ruote dentate.
Per la specialistica decide di correggere il tiro, e si iscrive alla setta Jedi dei Meccatronici for a Better World.
Un bel giorno vede la scritta NASA in un volantino, e senza sapere come si ritrova a parlare con un certo Charles che lo convince ad andare in quel di Pasadena per portare un po' di gioia italica sul suolo americano.
Inconscio dei rischi che si celano dietro tale proposta (trovare un povero fesso foreign national disposto a lavorare circondato da daini alieni e scoiattoli divora-qualunque-cosa assetati di sangue), il nostro eroe parte alla volta degli USA sopra la sua fida Panda 1000 Fire classe 1992 che risponde al nome di "Stephanie".
Arrivato allo stretto di Gibilterra, le bertucce gli fanno notare che non esiste ancora un tunnel sotto l'Atlantico, e che quindi il continente scoperto da Cristoforo Colombo può essere raggiunto solamente a nuoto o in aereo. Per non partire col piede sbagliato con i patrioti americani declassando il loro idolo Michael Phelps, decide di non mostrare le sue doti di nuotatore e di volare verso la California, coronando inconsapevolmente il suo sogno di vedere le sette meraviglie tecnologiche di questo mondo.

Al suo rientro sul suolo italico viene accolto da una banda attentamente selezionata da Italia's Got Talent, e decide di continuare sulla strada dell'innovazione e dell'Hi-Tech.
Salito sul suo fido destriero Stephanie, parte alla volta di nuove avventure, verso ovunque ci sia bisogno di lui, scomparendo (definitivamente?) all'orizzonte...


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Luca Randazzo

Nasce nell'agosto del 1987 alle pendici dell'Etna, nella soleggiata terra di Sicilia.
La leggenda narra che qui, in mancanza di lupe mitologiche, a prendersi cura di lui nei suoi primi anni di vita fu un Commodore64, lontano e bistrattato cugino del più celebre HAL.

In giovinezza, la madre Trinacria instilla in lui l'atavico desiderio di conoscenza e sapere che fu dei padri fondatori greci, portando il giovine al ginnasio ove apprenderà le arti classiche.

Resosi però conto (in età piuttosto tarda) che i principi dell'estetica mal si conciliavano con la propria persona, decise di passare al lato oscuro e iscriversi ad un corso di ingegneria informatica, sperando di sviluppare un giorno un'intelligenza artificiale in grado di sopperire alle gravi lacune che, a detta di tutti, la sua intelligenza biologica dimostrava.
Fra i principali nemici da ricordare durante questi travagliati anni di studio, una particolare menzione va al principo di indeterminazione, secondo il quale è possibile conoscere con precisione solo una delle variabili associate allo stato della materia. Puntualmente però, nel caso del nostro eroe, la variabile da calcolare era sempre l'opposta rispetto a quella diligentemente individuata.
Ma l'ingegneria non riesce a spezzarlo ed, infine, egli riesce a maturare la propria sintesi personale fra cultura classica e scientifica, dimenticando come parlare correttamente l'italiano e dividendo per zero ovunque fosse necessario semplificare un'equazione.

Terminati gli studi triennali, il neo-luminare decide di espatriare nella nordica Torino, ove spera di arrichire, grazie alla vita nella città estera, la propria conoscenza. Familiarizzare con gli autoctoni è però impresa ardua e il giovine Luca si ritrova nelle cerchie degli emigranti siculo-calabri-pugliesi insurrezionalisti che da qualche anno sembravano aver preso il controllo della città.
La situazione migliora però col passare del tempo e il buon Luca riesce finalmente ad intavolare delle trattative di non-belligeranza con i locali, giungendo infine a stringere rapporti di sincera amicizia con (addirittura) milanesi e abitanti delle valli.
Tutto sembra andare dunque per il verso giusto: alle domande che gli chiedono di cosa si occupa l'ingegneria meccatronica, egli può finalmente rispondere tronfio: "lavoriamo nella meccanica di precisione, tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari e specifiche. ... Hardware... Cioè creiamo dei supporti che serviranno per progettare grosse situazioni, strumenti di precisione per una svolta futura magari della meccanica, non so se mi spiego..." (cit. http://www.youtube.com/watch?v=FGgSJhFFzpY) 
Ma le insidie sono dietro l'angolo: la frequenza di tali corsi gli riserva la conoscenza di due loschi individui (ritratti anch'essi nel link video), gli incensurati A.B. e A.P. (vedi le bio ai paragrafi precedenti). Con essi condivide sei dei mesi più ambigui della propria vita, all'interno di un appartamento di Hollywood, sede operativa per le gite quotidiane verso il JPL.
Ispirato dall'aria californiana, inventa il replicatore di star trek, vìola il secondo principio della termodinamica, diventa immortale e riesce a volare ma, sfortunatamente, perde il foglio contente gli appunti relativi a tali esperimenti ed è costretto a tornare mestamente in terra italica.
Qui ottiene svariate lauree, qualche nobel e la revoca della licenza elementare (ad invalidare tutte le precedenti).

E' attualmente in cerca di dare un senso alla propria vita ma promette che, un giorno, lo comprerà quel negozio di ferramenta!
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Antonio Simoni

Classe '85, friulano, Ingegnere Aerospaziale. Svolge la tesi al JPL occupandosi di meccanismi per il recupero di campioni di suolo marziano... non avendo ancora capito se vanno nell'indifferenziata o con l'umido.
Oltre a progettare navi spaziali, in California continua a coltivare la sua passione per il rugby, gioca con dubbio successo nella squadra locale Pasadena RFC che, nonostante l'ostacolo italiano, si laurea campione della California 2013 di Division II (serie B).



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Francesco Simeoni

Nato nella ridente Carmiano, passa i verdi anni dalla sua adolescenza nella scuola blu puffo e ottiene la maturità scientifica. Dopo aver fallito miseramente l'ingresso nel mondo dell'intrattenimento per adulti, decide di trasferirsi in Molise, ma il suo senso dell'orientamento lo porta fino a Torino. Decide quindi di iscriversi ad ingegneria aerospaziale ed entra nelle cerchie insurrezionaliste (vedi Randazzo) . 
Tra una grigliata, un fumetto, un combattimento a palle di neve ed uno con le spade laser, s'era fatta una certa, e il Simeoni prende la tanta agognata laurea. 
Colpito dalla sindrome dell'adolescenza lunga non riesce a reinserirsi nella società civile, rimane al Politecnico a cacciare di asteroidi e a disegnare rotte per satelliti e astronavi. Durante questo periodo partecipa ad un seminario e capisce cosa vuole fare da grande. 
Dopo un'estenuante trafila burocratica, riesce a partire per Pasadena e passare 6 mesi al JPL tra cerbiatti, procioni e serpenti a sonagli, nel gruppo del Dottor Strange e dei Fantastici 4 (ITAR-restricted).
Tornato in patria, dimentica cosa vuol fare da grande e riprende la ricerca del grande pesce (che non è quello che pensate voi).


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Eleonora Zeminiani

Conoscete il Ratman?
[pubblico: sìììììì]

Vi siete mai chiesti se il Ratman ha una controparte femminile?
[pubblico: sìììììì]

Ebbene, eccola.

Nasce nel lontano 1984, insieme alla Ferrari Testarossa: quale miglior auspicio?
[dalla platea si odono applausi di approvazione]

Passa i primi anni della sua vita nella Bassa Padana, a chiedersi da che parte andare per uscire dal banco di nebbia.
La decisione viene presa solo dopo molto tempo, terminato il liceo, quando finalmente imbocca la strada delle mondine e si trasferisce a Torino.
Subito capisce che, quanto a uscire dalla nebbia, la scelta non è stata delle migliori. Tuttavia, imperterrita, permane e si iscrive al Politecnico.
 [il pubblico emette un gemito di sofferenza]

Data la prolungata esposizione a Star Trek, il suo sogno è quello di costruire il motore a curvatura: opta quindi per Ingegneria Aerospaziale. Per un lustro rimane immersa nella mistica esperienza di frequentare il Poli, fino a quando riceve una corona di alloro, il titolo di Ing. ed un calcio nelle terga.
Appena uscita dai neri cancelli di Mordor, entra nella sfera di attrazione di una nota ditta aerospaziale dell'hinterland torinese, il cui nome inizia per "Al" e finisce per "enia" (un enigma per i solutori più esperti).
Entrata nella summenzionata ditta e scoperto con sommo orrore che ancora non si stava lavorando al motore a curvatura, finisce a fare la dottoranda per colmare questa lacuna.

Inizia quindi a portare la fiaccola del sacro fuoco della ricerca e per due anni e mezzo si divide tra il Poli e l'industria: non riesce a costruire il motore a curvatura, ma riesce a costruire delle strutture multifunzionali.
[...dalla platea si sente un mormorio stupefatto]

Nel frattempo, ricevuta una soffiata dal fido compagno tedoforo Francesco Simeoni, decide di partecipare alle selezioni per i primi kamikaze dello scambio PoliTO-JPL.
Con incommensurabile giubilo scopre di essere stata prescelta, prepara la valigia e si trasferisce in quel di Pasadena.
Qui capisce finalmente dov'è che finisce il banco di nebbia.

Grazie ad un grande mentor, lavora per sei mesi ad un progetto sulle strutture multifunzionali, dando alla luce infine EmiGlio, il robot.

Il mentor ispeziona EmiGlio, alza i suoi glaciali occhi azzurri, la scruta da sotto il cappello da cowboy, scuote la testa, appoggia la mano sulla Colt 45. Credendo di percepire un velato messaggio subliminale, la nostra eroina volta i tacchi ed in men che non si dica torna in Italia, soffrendo fin da subito la mancanza del JPL e degli avocado.
Per esorcizzare la nostalgia si tiene in contatto coi colleghi JPL-ers e partecipa a questo blog.
[il pubblico inizia a lanciare uova e pomodori, il narratore batte in ritirata...]

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